Eventi quotidiani dalla Macedonia del Nord

Le ultime notizie dalla Macedonia del Nord in Italiano


Tre persone indagate nel caso “Additivo”, inclusa la Presidente della Commissione Anti-Corruzione

La Procura ha emesso un’ordinanza per l’apertura di un’indagine contro tre individui nell’ambito del caso “Additivo”, in seguito al materiale probatorio elettronico acquisito durante le indagini precedenti.

Il primo sospettato è accusato di associazione a delinquere, concorso continuato in abuso di procedura per pubblico bando, aggiudicazione di contratto di appalto pubblico o partenariato pubblico-privato, e riciclaggio di denaro e altri proventi di reato. Secondo le accuse, l’indagato, in qualità di dipendente di una delle persone giuridiche coinvolte, avrebbe intenzionalmente compiuto una serie di azioni per agevolare la violazione delle normative e l’elusione delle procedure per l’aggiudicazione di appalti pubblici. Si sospetta che, tra dicembre 2023 e novembre 2024, abbia ricevuto ingenti somme di denaro a titolo di spese di viaggio, fondi che sarebbero stati acquisiti dalla società attraverso l’abuso di procedura per pubblico bando. Per occultare il flusso di denaro, l’indagato avrebbe provveduto a reimmettere le somme in circolazione e a prelevarle in contanti.

La seconda sospettata, funzionaria presso la filiale TEC Negotino AD ESM Skopje, è accusata di aver divulgato a una persona non autorizzata e coinvolta nel caso “Additivo” dati classificati come segreto d’ufficio. In particolare, nel settembre 2024, dopo che il Dipartimento di Polizia Criminale aveva richiesto la consegna di documentazione relativa alla procedura di approvvigionamento di olio combustibile per il periodo 2021-2023, avrebbe inviato una foto della notifica al numero di telefono dell’accusato tramite WhatsApp.

La terza sospettata, Presidente della Commissione Statale per la Prevenzione della Corruzione (SCPC) tra maggio e dicembre 2024, è accusata di aver ripetutamente divulgato dati riservati a una persona non autorizzata coinvolta nel caso “Additivo”. Attraverso il suo telefono di servizio e le applicazioni Viber e WhatsApp, avrebbe fornito all’accusato informazioni su procedure avviate, sull’apertura di fascicoli a carico delle persone fisiche e giuridiche indagate nel caso “Additivo” e sulle relative decisioni, nonché dati sulla verifica del patrimonio suo e dei suoi familiari. La divulgazione di tali informazioni, considerate segreto d’ufficio, avrebbe potuto avere conseguenze dannose sia per il servizio che per le procedure in corso presso la Procura.

La Procura ha annunciato che le indagini proseguono, al fine di accertare eventuali altri reati e responsabili, in correlazione con le prove finora raccolte.