La Rete per la Protezione contro la Discriminazione ha espresso forte opposizione al progetto di legge sulle scuole religiose, pubblicato nel Registro Elettronico Nazionale Unico (ENER), definendolo incostituzionale, legalmente non conforme e un pericoloso tentativo di minare il carattere laico dello stato e di istituzionalizzare l’istruzione religiosa nel sistema educativo formale.
Secondo la Rete, la proposta è in contrasto con la Costituzione e la Legge sull’Istruzione Secondaria.
L’organizzazione chiede l’immediato ritiro del progetto di legge e invita il governo ad aderire al principio costituzionale di laicità, sottolineando che l’adozione di una tale legge rappresenta una grave deviazione dai valori democratici e civici e una minaccia diretta ai diritti degli studenti e all’integrità del sistema educativo.
La Rete evidenzia diverse criticità nel progetto di legge. L’articolo 4, ad esempio, prevede che le scuole religiose rilascino autonomamente documenti pubblici sulla base del proprio statuto, il che contrasta con le norme vigenti che attribuiscono al Ministero dell’Istruzione e della Scienza la determinazione della forma e del contenuto dei certificati. Resta inoltre irrisolta la questione dell’equivalenza di tali diplomi.
Un’altra preoccupazione sollevata riguarda l’articolo 11, considerato particolarmente controverso in quanto consente la maturità statale come condizione per l’iscrizione a qualsiasi facoltà, ma allo stesso tempo permette l’iscrizione alle facoltà religiose senza superare la maturità. Questa doppia regolamentazione, secondo la Rete, apre spazi ad abusi, disuguaglianze e discriminazioni istituzionali.
La Rete sottolinea che la Costituzione garantisce la libertà delle comunità religiose di istituire scuole religiose, ma queste devono essere esclusivamente di carattere religioso e non di tipo ginnasiale, professionale o artistico. Inoltre, la Legge sullo Status Giuridico di una Chiesa, Comunità Religiosa e Gruppo Religioso consente l’istituzione di istituzioni educative religiose di tutti i livelli, ad eccezione dell’istruzione primaria, esclusivamente per la formazione di sacerdoti e funzionari religiosi.
La Rete ricorda che una decisione della Corte Costituzionale conferma che il sistema di istruzione religiosa deve essere completamente separato dall’istruzione civile e che qualsiasi tentativo di mescolarli rappresenta una violazione del principio costituzionale di laicità e separazione tra Stato e religione.
Inoltre, la Rete fa notare che la Legge sull’Istruzione Secondaria vieta espressamente l’organizzazione e l’azione religiosa, l’organizzazione dell’istruzione religiosa e l’esposizione di simboli religiosi nelle scuole secondarie.
Infine, la Rete critica l’assenza di meccanismi di supervisione, sanzioni o controllo nel progetto di legge e solleva dubbi sulla responsabilità dell’implementazione, del monitoraggio e dell’imposizione di misure in caso di violazioni. Viene anche contestata la possibilità per le scuole religiose di ricevere finanziamenti dal bilancio statale, con il controllo della spesa affidato alle stesse comunità religiose.