La Galleria Nazionale ha annunciato una retrospettiva dedicata all’artista Aneta Svetieva, che si terrà presso il Daut Pasha Hamam a partire dal 21 maggio 2025. La mostra, che sarà inaugurata mercoledì alle ore 20:00, rimarrà aperta fino alla fine di agosto.
Questa esposizione si inserisce nel programma della Galleria Nazionale volto a presentare in modo completo gli artisti contemporanei macedoni che hanno contribuito a definire il panorama artistico del paese. Il progetto fa seguito alla pubblicazione di una monografia su Svetieva nel 2023 e rappresenta il culmine di anni di studio e ricerca sull’opera creativa di una delle più importanti scultrici macedoni.
L’opera complessa, innovativa e creativa di Aneta Svetieva la pone ai vertici, non solo della scena artistica macedone, ma anche su una piattaforma più ampia che trascende i confini della regione.
Fin dagli inizi della sua carriera, le sculture di Aneta Svetieva si sono distinte per un approccio concettuale e performativo che si discostava dai modelli linguistici allora in voga. Queste prime opere hanno segnato una svolta individuale nella scultura, rompendo con i movimenti stilistici dominanti e gli schemi consolidati. La sua espressione plastica indipendente, caratterizzata da autenticità e originalità, ha saputo cogliere lo spirito del tempo, ponendosi come un segno di modernità.
L’ispirazione di Svetieva affonda le radici nell’ethnos, nel folklore e nella terra cotta, considerati manufatti primordiali e contributi all’emancipazione dello spirito umano. Il suo lavoro instaura un dialogo profondo con il patrimonio etnologico e le usanze dei Balcani e oltre, su cui costruisce i suoi paesaggi mitologici e fa rivivere miti collettivi, elevandoli a un livello universale. Nelle sue forme, l’idea materializzata si impone con forza, testimoniando l’intreccio tra l’arte del presente e le radici che risiedono in ogni creatore.
Come afferma Aneta stessa nel catalogo della sua mostra a Belgrado nel 1984: “I miei pensieri, fin dai primi passi, sono stati rivolti a questo mondo del mito come autoctonia, autenticità, come mia identità espressa con sintagmi, con sequenze dalle diverse aree e modi di intendere la vita del mio popolo, della mia terra e del mio clima. Tutto è connesso in qualche modo.”