Il presidente di SDSM, Venko Filipche, ha lanciato un appello all’unità e alla lotta per il futuro del paese in occasione della Festa dell’Indipendenza, l’8 settembre. In un videomessaggio, Filipche ha sottolineato che lo Stato appartiene ai cittadini e che tutti devono combattere per la propria casa.
Filipche ha ricordato che 34 anni fa i cittadini presero con coraggio e responsabilità una delle decisioni più importanti della storia della Macedonia: quella di vivere in un proprio Stato indipendente. Ha sottolineato che l’indipendenza non è stata un dono, ma il risultato di visione, saggezza e perseveranza.
“La Macedonia appartiene a coloro che lottano con la vita ogni giorno, a coloro che si prendono cura dei propri cari, che lavorano, che pagano le tasse, che non cercano privilegi. La Macedonia appartiene anche a coloro che sono rimasti qui e a coloro che sono partiti, ma non hanno dimenticato.”
Filipche ha avvertito che lo Stato si trova oggi ad affrontare una nuova minaccia: non dalle armi, ma dalla corruzione, dall’ingiustizia, dalla discriminazione e dalla povertà. Ha accusato il governo di trasformare lo Stato nella proprietà di pochi e di allontanarlo dai cittadini.
“Voglio dire al governo: questo è un paese per tutti, per tutti. Non è solo vostro”.
Secondo Filipche, il patriottismo oggi non significa solo sventolare una bandiera, ma garantire una magistratura equa, pari opportunità per tutti, sostegno ai più deboli, aria pulita per tutti i cittadini e responsabilità nella spesa delle risorse pubbliche.
“Il patriottismo è lottare per l’aria pulita, non bruciare discariche. Il patriottismo è aiutare i più deboli, non spendere le risorse statali per se stessi. Il patriottismo è ripulire il nostro cortile, la nostra casa, prenderci cura del bene comune perché il bene comune è sia vostro che nostro, sia vostro che mio.”
Il presidente di SDSM ha sottolineato che l’idea socialdemocratica è stata e rimane il motore delle decisioni statali più importanti e dei momenti storici: nel 1991 e nel 2001, SDSM ha salvato lo Stato dalla guerra, ha costruito le istituzioni da zero, ha aumentato il salario minimo da 9.000 a 25.000 denari, ha rafforzato il sistema sociale e ha investito nei cittadini e ha portato l’adesione alla NATO.
“Tutto ciò che abbiamo – istituzioni, stipendi, assistenza sociale, NATO – non ci è stato regalato. Tutto è stato conquistato, con molte difficoltà e resistenze.”
Filipche ha concluso il suo discorso con un appello a una nuova lotta unita: “Se nel 1991 abbiamo combattuto per l’indipendenza, ora dobbiamo combattere per il futuro”. Ha ricordato che il percorso verso l’Unione Europea non è solo una scelta geopolitica, ma anche un obbligo verso i cittadini che desiderano stabilità, stato di diritto, standard più elevati e un’economia moderna.
“Oggi siamo a un passo dall’Europa. Dobbiamo fare questo passo da soli, ma insieme e uniti. Perché credo che alla fine tutti vogliamo la stessa cosa: un futuro sicuro per questo paese e per i nostri figli”, ha concluso Filipche.