Per contrastare le ingenti perdite di acqua potabile, che raggiungono una media nazionale di circa il 64%, è fondamentale che la Commissione di Regolamentazione per l’Energia, i Servizi Idrici e i Servizi di Gestione dei Rifiuti Municipali (RKE) determini il prezzo finale dell’acqua. Questa è la richiesta principale emersa durante la conferenza internazionale “Il Futuro del Settore Utility”, organizzata dall’Associazione dei Fornitori di Servizi di Utilità – ADKOM.
Secondo Marko Bislimoski, presidente dell’RKE, per raggiungere questo obiettivo è necessario modificare una serie di leggi, il che richiede un consenso politico e sociale ampio.
Bislimoski ha sottolineato che è necessaria una maggioranza dei due terzi per approvare le modifiche alle leggi in materia e consentire all’RKE, anziché ai consigli comunali, di fissare il prezzo finale dell’acqua. L’attuale metodo di determinazione del prezzo, secondo Bislimoski, non è efficace, in quanto la procedura è lunga, suddivisa in diverse fasi e non produce i risultati desiderati. Insieme ad ADKOM, l’RKE presenterà un’iniziativa al Parlamento per avviare la procedura di modifica della normativa vigente. Bislimoski si è dichiarato fiducioso che le metodologie in possesso dell’RKE influenzeranno positivamente il miglioramento delle prestazioni economiche delle imprese, l’ottimizzazione del loro lavoro e la riduzione delle perdite nel servizio idrico.
Inoltre, Bislimoski ha evidenziato la necessità di aziende di servizi pubblici (PUC) stabili e autosufficienti per rinnovare le infrastrutture idriche obsolete, il che a sua volta contribuirebbe a ridurre le perdite. Bislimoski ha affermato che non esiste un “Piano B” per operare senza aziende di servizi pubblici e che è necessario creare un sistema economicamente sostenibile, che non dipenda da donazioni. Ha inoltre incoraggiato le aziende a operare in modo ottimale, pur lasciando loro la possibilità di realizzare profitti da investire in efficienza energetica e in nuove strutture per fonti rinnovabili.