Se l’occupazione femminile raggiungesse i livelli di quella maschile, la Macedonia del Nord potrebbe registrare una crescita aggiuntiva del PIL pari a 2,5 miliardi di euro, equivalenti a un aumento del 15%. Questa è la principale conclusione emersa dalla Conferenza Nazionale del progetto “Insieme per l’uguaglianza di genere: costruire il sostegno a politiche inclusive di genere”, organizzata da HERA con il supporto dell’Ambasciata Britannica.
Branimir Jovanović, del Vienna Institute for International Economic Studies, ha sottolineato le notevoli disparità nel mondo del lavoro tra uomini e donne. Secondo le sue stime, l’impatto macroeconomico di una maggiore parità di genere si tradurrebbe in una crescita significativa, pari a quella ottenuta dal paese negli ultimi otto anni.
“Circa il 53% degli uomini in età lavorativa è occupato, mentre per le donne la percentuale scende al 38%. Inoltre, le donne che lavorano guadagnano in media il 16% in meno rispetto ai loro colleghi uomini che svolgono lo stesso lavoro. Questo divario salariale di genere è presente anche in Europa, sebbene in misura minore, attestandosi intorno al 12%”, ha spiegato Jovanović.
Elizabeta Božinoska, Program Director di HERA, ha evidenziato come il 93% dei cittadini macedoni riconosca l’esistenza della disuguaglianza di genere nel paese, con il 64% che la considera un problema reale o sottovalutato. Inoltre, il 60% dei cittadini ritiene che l’uguaglianza di genere sia un valore importante nel processo di integrazione del paese con l’UE. Ha poi illustrato i risultati del progetto pilota RESI (gender equality and social inclusion) applicato alla Legge sulla protezione dei minori, fornendo raccomandazioni chiave per una maggiore attivazione delle donne nel mercato del lavoro. Tra queste, spiccano il miglioramento dell’accesso agli asili nido e ad altre forme di assistenza all’infanzia, l’utilizzo della popolazione inattiva/disoccupata nei servizi di assistenza e la loro inclusione in attività lavorative retribuite, nonché l’apertura di asili nido all’interno di enti giuridici nel settore pubblico, privato e civile.
Milka Dimitrovska, professoressa dell’Istituto di Ricerca Sociologica e Politico-Giuridica, ha presentato uno studio sulle percezioni e gli atteggiamenti dei cittadini riguardo alle questioni di genere. Ha evidenziato come l’87% riconosca che le donne sono il gruppo più svantaggiato, e che i settori in cui subiscono maggiormente discriminazioni sono, oltre alla politica, la fornitura di servizi sociali e il mercato del lavoro.
Infine, Dimitrovska ha riferito che il 71,3% dei cittadini ritiene che uomini e donne siano ugualmente capaci di svolgere qualsiasi lavoro. Tuttavia, persistono ancora stereotipi, con la metà dei cittadini che considera i lavori rischiosi non adatti alle donne e il 30% che ritiene le professioni infermieristiche non adatte agli uomini.