L’Unione Democratica per l’Integrazione (DUI) ha espresso profonda preoccupazione per la sistematica discriminazione e l’esclusione degli albanesi dalle istituzioni statali e pubbliche nella Repubblica della Macedonia del Nord. L’ultimo caso segnalato riguarda il Ministero dell’Energia, dove su 18 nuove assunzioni, nessuno è di etnia albanese.
Secondo il DUI, questo episodio rappresenta una chiara evidenza di una strategia preordinata volta ad annullare il ruolo degli albanesi nella costruzione dello stato. Il partito afferma che non si tratta di un caso isolato, ma dell’implementazione di un piano concordato tra i due principali partiti macedoni, con la mediazione dell’oligarchia politica dal 2022.
L’obiettivo, secondo il DUI, è quello di marginalizzare completamente gli albanesi dalle istituzioni statali e pubbliche, relegandoli alla periferia del sistema politico, amministrativo ed economico. Questo piano sarebbe attuato quotidianamente, con dinamiche accelerate e sincronizzate, escludendo gli albanesi con il pretesto di “professionalità” e “competenza”. Il DUI definisce questa narrativa come pericolosa, in quanto mirerebbe a ripristinare uno stato monoetnico, in contrasto con lo spirito e la lettera dell’Accordo di Ohrid.
Il DUI denuncia anche il coinvolgimento di figure albanesi che, in cambio di incarichi temporanei, legittimerebbero un governo considerato debole ed etnicamente illegittimo. Il partito sostiene che oggi gli albanesi sono indesiderati in ogni istituzione, dall’energia alla giustizia, dalla difesa alla pubblica amministrazione.
Il DUI ribadisce il suo fermo impegno a proteggere i diritti collettivi degli albanesi e a difendere l’Accordo di Ohrid come fondamento del nuovo ordine sociale e istituzionale del paese. Il partito avverte che qualsiasi tentativo di minare tale ordine, attraverso tribunali, concorsi manipolati o discriminazioni sistematiche, sarà fermamente condannato e contrastato a livello politico, istituzionale e internazionale.