La Unione Democratica per l’Integrazione (DUI) ha espresso profonda preoccupazione in merito all’ultimo concorso indetto dal Ministero dell’Agricoltura. Secondo DUI, tra tutti i consulenti statali nominati, capi settore, capi dipartimento e consulenti ordinari, non figura nemmeno un Albanese.
DUI ha dichiarato che questo risultato, definito “10 a 0”, dimostra un piano sistematico del governo per escludere gli Albanesi dalle istituzioni statali e pubbliche. Il partito sostiene che tale piano è stato concepito nel 2022 e implementato gradualmente attraverso decisioni amministrative, politiche e costituzionali.
Secondo DUI, al centro di questo scenario c’è una discriminazione deliberata degli Albanesi, mirata a ridurre il loro ruolo come fattore costitutivo dello stato e delle istituzioni. Questo processo, afferma DUI, è iniziato con attacchi alla rappresentanza equa e adeguata, con la negazione del diritto all’auto-identificazione etnica, con tentativi di abolire completamente l’uso della lingua albanese e con l’abolizione pratica del bilinguismo nelle istituzioni pubbliche.
DUI ha inoltre accusato la Corte Costituzionale di minare le fondamenta dell’Accordo di Ohrid, creando un pericoloso precedente per la rottura dell’equilibrio interetnico e il ritorno a un sistema monoetnico e discriminatorio. Il partito ha definito il caso del Ministero dell’Agricoltura come una continuazione di questa agenda, in cui, sotto la veste di “professionalità” e “competenza”, si nasconde una pulizia etnica sistematica degli Albanesi dalle istituzioni.
DUI afferma che gli Albanesi non vengono esclusi per mancanza di valore, ma a causa della loro affiliazione nazionale. Il partito ha criticato i rimanenti “rappresentanti” albanesi, definendoli osservatori silenziosi e burattini in un “teatro della vergogna”.
DUI ha concluso ribadendo il proprio impegno a difendere l’uguaglianza, la giustizia e la reale rappresentanza degli Albanesi a tutti i livelli dello stato, condannando fermamente qualsiasi tentativo di esclusione, discriminazione e abolizione delle conquiste storiche.