Sette anni fa, il 17 giugno 2018, Skopje e Atene hanno firmato lo storico Accordo di Prespa, ponendo fine alla lunga disputa tra i due paesi. La firma si è svolta nel piccolo villaggio di Nivici (Psarades), sulle rive del lago di Prespa.
L’accordo, ratificato successivamente sia dal Parlamento macedone che da quello greco, è entrato ufficialmente in vigore il 12 febbraio 2019. Con l’entrata in vigore, la Repubblica di Macedonia è stata ribattezzata Repubblica di Macedonia del Nord. La cittadinanza è diventata macedone/cittadino della Repubblica di Macedonia del Nord e la lingua macedone.
A firmare l’accordo sono stati gli allora ministri degli Affari Esteri di Macedonia e Grecia, Nikola Dimitrov e Nikos Kotzias. Erano presenti anche gli allora primi ministri Zoran Zaev e Alexis Tsipras, il negoziatore Matthew Nimetz, l’ex Commissario europeo per l’allargamento Johannes Hahn, l’ex Alto rappresentante dell’UE per la politica estera e di sicurezza Federica Mogherini e altri alti rappresentanti internazionali, nonché rappresentanti di entrambi i paesi.
L’accordo ha incontrato disapprovazione da entrambe le parti del confine. Nel paese si è tenuto un referendum, senza successo, con la domanda: “Siete favorevoli all’adesione all’UE e alla NATO accettando l’accordo tra la Repubblica di Macedonia e la Repubblica di Grecia?”. Al referendum ha votato solo il 36,91% degli elettori, di cui il 91,47% si è espresso “a favore” e il 5,64% “contro”. Molti cittadini all’epoca hanno dichiarato che avrebbero boicottato il referendum.
Durante il periodo del referendum, è stata notata un’enorme campagna internazionale, in cui molti capi di stato e leader dell’UE hanno invitato il popolo macedone ad accettare il cambio di nome e hanno promesso l’inizio dei negoziati con l’Unione.
L’accordo ha de facto permesso alla Grecia di non porre il veto all’ammissione della Macedonia alla NATO e si è impegnata a non porre il veto all’ammissione della Macedonia all’UE. Successivamente, la Bulgaria ha posto il veto all’avvio dei negoziati con l’UE.